E’ condiviso nel mondo scientifico che esistono delle espressioni affettive che sono presenti in tutte le culture, ciò che fa discutere è su cosa queste espressioni rappresentino (Ortony, Turner, Maaage, 1992). Secondo una formulazione più recente della teoria, di Ortony e Turner, non esistono emozioni primarie, e tutte le emozioni sono la risultante di diverse valutazioni che producono specifiche risposte fisiologiche, espressive, comportamentali. L’emozione è quindi concepita, secondo queste teorie, come una forma di risposta non innata, ma guidata da processi di elaborazione dell’informazione (appraisal). Le forme di attaccamento presenti nella coppia genitore-bambino dipendono dai loro stati mentali e le loro emozioni. Il bambino è in grado di sintonizzarsi con gli stati del genitore e utilizzarli per organizzare e regolare i suoi processi mentali. Tali stati vengono compresi attraverso soprattutto forme di comunicazione non verbale. Secondo autori come Bowers i comportamenti non verbali rappresentano la modalità essenziale dell’espressione delle emozioni.
Il dibattito sulle emozioni riguarda vari ambiti: psicologia, antropologia, sociologia, neuroscienze; per alcuni ricercatori le emozioni sono il frutto di processi interni all’individuo, per altri sono soprattutto il frutto di interazioni interpersonali. Secondo Siegel dovremmo pensare alle emozioni come a fenomeni dinamici creati all’interno dei processi cerebrali di valutazione dei significati, che risentono direttamente di influenze sociali. Quando si prende in esame l’emozione di una persona bisognerebbe aver presente cosa quell’individuo abbia imparato sulle relazioni di attaccamento e sui processi di sintonizzazione affettiva.
Ciò significa anche che più il bambino impara a regolare la propria emotività prima riuscirà a capire e dare un senso alle proprie esperienze.
Le emozioni primarie, secondo Siegel, sono non verbali e dipendono dalle variazioni dei processi valutativi, rifletterebbero direttamente gli stati mentali. Le emozioni primarie sono stati cerebrali generati dalle risposte orientative, dai processi di arousal e valutazione elaborativa. Per orientamento iniziale si intende lo stato di aumentata vigilanza legato a quel che succede qui ed ora (fai attenzione, qui e ora?), i processi di arousal non coinvolgono stati consci e rapidi. I processi di valutazione elaborativa implicano una valutazione della bontà o meno dello stimolo (buono o cattivo?) e quindi se avvicinarsi o allontanarsi da esso. Tale valutazione sarà il frutto di fattori interni ed esterni ed una complessa rete di meccanismi: le passate esperienze legate allo stimolo, il contesto attuale, le componenti dello stimolo stesso e le aspettative dell’individuo rispetto al futuro.
Già Darwin nel 1872 studiando le emozioni presenti negli animali, vide come queste avevano valore adattivo di sopravvivenza, come la paura, per esempio, che permette di allontanarsi da un pericolo. Volendo ricercare la tipologia delle emozioni nell'uomo, purtroppo, dal punto della fisiologia, seppur potendo suddividere tra sentimenti positivi e negativi, non è stato possibile identificare le emozioni stesse. Per questo motivo sono stati messi a punto metodi alternativi, come la riunificazione di emozioni ritenute basilari in categorie di base, così come è stato fatto in una ricerca estensiva in cui si sono individuati 135 termini a carattere emotivo a formare le categorie di base quali: rabbia, paura, tristezza, amore e gioia. Molto interessante è la ricerca sull'universalità delle emozioni. Infatti, non solo queste sono importanti sul piano sociale, dato che tramite esse noi comunichiamo, ma siamo predisposti a farlo geneticamente. A tal proposito una ricerca di Ekman sull'universalità della mimica- facciale, ha evidenziato l’esistenza di emozioni fondamentali, individui di culture diverse sanno darle identico significato. Anche i bambini sembrano geneticamente predisposti ad esprimere e a capire le emozioni.
L’affetto è l’espressione degli stati emotivi, è considerato (Camras,1985) primariamente un segnale sociale visto che si esprime in contesti interpersonali. Generalmente le persone quando comunicano come si sentono fanno riferimento alle emozioni fondamentali e nei bambini si osserva che fanno riferimento a valutazioni iniziali senza differenziare tra le emozioni: “bene”, “male”, “neutro”.I bambini nei primi anni di vita esprimono i propri stati interni attraverso espressioni affettive primarie che sono indice dei cambiamenti di arousal del sistema. Nella coppia genitore- figlio laddove le esperienze di scambio degli stati emotivi vengono recepiti e corrisposti in maniera adeguata influenzano la maturazione del cervello del bambino. Secondo Siegel il passaggio dalle emozioni primarie a quelle fondamentali influenzerebbe lo stato mentale. Le stesse emozioni primarie sarebbero modellate dagli stati mentali attivi.
L’umore fa riferimento ad un tono generale delle emozioni stabile nel tempo. Questo comporta che esso influenzi alcuni processi percettivi, mnestici e cognitivi, basta pensare ad una persona depressa che tende a ricordare solo fallimenti, a percepirsi come un poco di buono e a non avere prospettive per il futuro.
Le emozioni primarie si esprimono attraverso stati di attivazione del corpo, espressioni facciali, gesti, toni di voce e altri segnali non verbali. Come già accennato, nei primi due anni di vita per il bambino questi affetti rappresentano la prima forma di comunicazione con i genitori, poiché i sistemi di valutazione sono sensibili alle interazioni sociali, ciò va a sostegno che le emozioni si formino all’interno della relazione con l’altro.
In sintesi, Le emozioni sono processi mentali per lo più ’’inconsci’’, che hanno come scopo essenziale quello di creare uno stato di tendenza all’azione, e di prepararci a reagire con determinati comportamenti a particolari stimoli ambientali (D.J. Siegel, 1999).
Gli stati emotivi sono spesso comunicati attraverso espressioni del volto, si manifestano con profili fisiologici tipici, e in tutte le culture umane sembrano esistere parole che permettono di descrivere le loro caratteristiche specifiche (Ekman, 1992).
Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Nessun commento:
Posta un commento