La violenza sulle donne è da sempre un tema centrale, ma nel corso di
quest’anno per le nostre istituzioni e i
mezzi di informazione è stato messo significativamente sotto i riflettori a
causa dei numerosi casi di Femminicidio.
Di fatto le istituzioni non conoscono i numeri reali della violenza sulle donne
, non si conosce né la prevalenza dei
tipi di violenza, né la gravità, né l’incidenza del fenomeno. Molto spesso se
ne parla solo quando si verificano gravi episodi come il femminicidio, la psicologia
pone solitamente l’attenzione sulla gestione del trauma e delle
conseguenza della violenza subita dalla
vittima.
In questa sede cercheremo di capire qual è la condizione mentale della donna
vittima di violenza nelle relazioni di coppia e perché persevera a mantenere in
piedi una relazione con una persona sadica, depravata, cinica, spietata che
gode nel vederla soffrire o umiliata.
Intanto cerchiamo di definire la violenza
contro le donne , in generale si
intende quella perpetrata in base al genere. Questa forma di violenza esiste da sempre ed è da sempre stata
tollerata. La riscontriamo in tutte le culture ed in forme diverse.
La violenza a cui assistiamo nella
nostra società è pervasiva e le forme di abusi sulle donne sono di diversa forma.
Si parla di violenza domestica quando è perpetrata in ambito familiare e
consiste in maltrattamenti fisici come schiaffi , pugni, distruzione di
oggetti personali ecc., o psicologici come critiche
continue, insulti, umiliazioni, denigrazioni anche in presenza di altri,
continuo controllo, tentativo di isolare le donne da parenti e amici, minacce
contro la persona, contro i figli o la famiglia tutte azioni che vanno a
colpire la dignità personale. Si assiste alla violenza economica quando
ci sono forme dirette ed indirette di controllo sull’indipendenza economica e consistono nella limitazione ad avere denaro o
nell’ostacolare la disponibilità di denaro, di fare liberamente acquisti, di avere
un proprio lavoro o una propria autonomia economica. La maggior parte delle violenze che si verificano
all’interno delle mura domestiche sono perpetrate dal proprio compagno o
coniuge e riempiono la donna di forti sentimenti di vergogna e di colpa.
Le donne possono subire molestie sessuali in luoghi
pubblici: strade, giardini, mezzi pubblici ecc, essere vittime di mobbing sul
lavoro, si ritrovano subire abusi sessuali come lo stupro fino ad arrivare al
femminicidio che nel 2012 in Italia i dati riportati sono allarmanti.; “una
donna uccisa ogni 2 giorni nella maggior parte dei casi gli autori di questi
delitti sono mariti, ex-fidanzati, compagni, comunque persone che sono parte
della cerchia affettiva della vittima” (il fatto quotidiano, 2012).
Il femminicidio è l’estrema conseguenza delle
molteplici forme di violenza degli uomini contro le donne come già accennato.
Ma cosa accade nella mente di una donna che continua a subire botte, ricatti
offese, insulti, abusi sessuali nel posto più sicuro, cioè la propria casa dalla persona che dichiara di amarla e di non
poter vivere senza di lei? Qual è la trappola mentale che la ingabbia e non le
consente di rompere il legame con il proprio carnefice?
Possiamo
ipotizzare che per alcune di queste donne il maltrattamento e l’abuso hanno
origini assai lontane: l’infanzia. Forse sono state oggetto di violenza
diretta: umiliazioni,derisioni, manipolazioni e mortificazioni perfino molestie
o abusi sessuali da parte di uno dei genitori o entrambi, o abbiano assistito a
maltrattamenti che hanno subito le loro mamme, sorelle, fratelli. Un’esperienza
precoce di “attaccamento trascurante o abusante” può rendere il sistema di
difesa della vittima più sensibile, influenzando il suo atteggiamento globale
che svilupperà nei confronti di se stessa, degli altri e del mondo (Grossman,
1991). La bambina vittima di violenza o abuso svilupperà non solo delle
aspettative negative rispetto ai proprio bisogni di accudimento e conforto, ma
anche molto drammatiche e
contraddittorie. Abusi e violenze si traducono in violazioni dei confini
personali, sono i confini della mente, del corpo e della sessualità. La bambina
vittima di violenza ha sperimentato il disagio e il senso di colpa perché pensa
di aver incoraggiato l’abuso o di aver
sperimentato il piacere., ciò suscita forti sentimenti di vergogna, di inadeguatezza
e di indegnità. E’ come se formulasse una credenza del tipo “l’abuso è tutto ciò che mi merito” e nella sua
memoria ci siano molti ricordi di “esperienza emozionale di paura e di
disgusto; di conseguenza ha pensato sono disgustosa e cattiva (Gilbert, 2007).
Le emozioni sono anestetizzate e tutto ciò che la circonda sembra irreale. Succede che quella bambina
una volta adulta può ritrovarsi a scegliere partners violenti, uomini che la
manipolano e la picchiano, che la offendono o abusano di lei. E’ la trappola
della Sfiducia e dell’Abuso, (J. E. Young,J. S. Koslko,2004), nell’infanzia la
vittima ha imparato a tollerare l’abuso
e la violenza verbale, sessuale o fisica perché a perpetrarla è stato qualcuno
col quale aveva stabilito un legame affettivo importante, senza quel legame ha
pensato di poter essere sola al mondo. E’ una persona che da adulta sperimenta
intensi stati di rabbia, che spesso si ritrova nelle relazioni interpersonali
in circoli viziosi tipo :Rabbia, mi sento in colpa, mi sento cattivo,
rabbia, rimanendo sopraffatta. E’ come se l’intimità e l’amore
coincidessero con la violenza e l’abuso, ogni esplosione di rabbia porta la
vittima a ri-sperimentare l’abuso e la violenza , la vergogna e la colpa,
emozioni che le appartengono da sempre.
Cosa potrebbe fare questa donna? Uscire dal silenzio, non continuare a vivere
nel terrore di cosa potrebbe accadere da un momento all’altro nella propria casa,
rompere il legame distruttivo attuale e diventare più consapevole della propria
storia di abuso e violenza. Sicuramente può essere di aiuto parlarne con
persone fidate o rivolgersi ai centri specializzati, cercare un supporto esterno, iniziare solo relazioni
basate sul rispetto reciproco, diventare consapevole della propria rabbia e
cercare di rompere i circoli viziosi che mantengono attivi gli stati emotivi
intensi.
Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicopterapeuta
cognitivo-comportamentale

