L’Ansia e il Panico
L’ansia è un’emozione
che l’individuo sperimenta quando crede di essere esposto ad una minaccia, più
o meno imminente e grave, che può essere riferita alla vita fisica (es.
minaccia di morte), all’esistenza psicologica (es. perdita di libertà) o ad un
valore che l’individuo identifica con la propria esistenza (es. patriottismo).
L’ansia è, dunque, uno stato
emotivo anticipatorio di un pericolo futuro che può essere interno o esterno,
ed è caratterizzata da apprensione e preoccupazione accompagnate da tensione. Quando
l’individuo percepisce che presto avverrà qualcosa di molto grave in grado di
compromettere i suoi scopi personali, sperimenta ansia. L’ansia patologica
si differenzia da quella “normale” per il fatto che il soggetto ha il desiderio
e il potere di modificare la sua risposta ansiosa, ma a differenza di ciò che
accade nelle normali ansie, non lo fa, in quanto tende a sovrastimare il
pericolo e a sottostimare la propria capacità di fronteggiarlo, attivando il
cosiddetto “schema di pericolo”, ossia uno schema cognitivo connesso alle
sensazioni di pericolo a causa del quale la realtà viene percepita dal soggetto
come pericolosa, e il proprio sé come estremamente vulnerabile (Beck, 1985).
L’ansia aumenta quando una
persona avverte il danno potenziale al suo bilancio scopistico come imminente,
molto probabile e con elevato potere di compromissione.
Una volta attivata la
valutazione di pericolo, si crea una sorta di circolo vizioso che rinforza le
manifestazioni di ansia; i sintomi ansiosi, infatti, sono essi stessi una fonte
di minaccia, possono condizionare il comportamento dell’individuo ed essere
interpretati, ad esempio, come segnali dell’esistenza di un grave disturbo
fisico o psicologico. Tali effetti accrescono il senso di vulnerabilità
dell’individuo e, di conseguenza rinforzano l’iniziale reazione ansiosa
inducendo una serie di risposte sfavorevoli, le quali a loro volta, non fanno
altro che esasperare la valutazione di pericolo.
L’attacco di panico è la
forma più acuta e intensa dell’ansia, ed ha le caratteristiche di una crisi che
si esaurisce in circa dieci minuti. Il primo attacco di panico si
manifesta quasi sempre durante un
periodo in cui tensione e stress sono elevati; i fattori stressanti
possono essere psicologici, ad esempio disaccordo con il coniuge, morte
o malattia in famiglia, problemi sentimentali, pressioni sul lavoro, oppure fisici,
come malattie fisiche, uso di alcolici o droghe, mancanza di sonno. L’ansia è
una conseguenza frequente ma non inevitabile di entrambe le categorie di
fattori stressanti. Anche quando si manifesta in modo evidente, non sempre è
seguita da un attacco di panico, mentre al contrario si possono avere attacchi
di panico anche quando l’ansia è apparentemente lieve e i fattori di stress poco
evidente.
Il panico
è uno stato emotivo indirizzato alla gestione di un evento traumatico in atto,
è caratterizzato da un soggettivo senso di estrema paura o di morte imminente.
L’attacco di panico si
scatena quando una persona è molto spaventata da situazioni esterne (es. stare
in un autobus a porte chiuse) o stimoli interni (es. l’accelerazione del
battito cardiaco) innocui, ma soggettivamente percepiti come minacciosi; il
senso di minaccia (emozione ansia/paura) è così intenso da produrre sintomi sia
fisici, che mentali (cognitivi). Tra i sintomi fisici
(o
manifestazioni fisiologiche dell’ansia) possiamo trovare: palpitazioni o tachicardia, sensazione di
asfissia o di soffocamento, dolore o fastidio al petto, sensazioni di
sbandamento o di svenimento, disturbi addominali o nausea, sensazioni di
torpore o di formicolio, brividi di freddo o vampate di calore, tremori o
scosse, bocca secca o nodo alla gola, sudorazione accentuata. Tra i sintomi
mentali o cognitivi più frequenti troviamo: sensazione di irrealtà (de-realizzazione)
o sensazione di essere staccati da se stessi (depersonalizzazione), confusione
mentale, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire.
Il soggetto con panico,
dunque, non sente più la minaccia come imminente, ma come presente, si sente
esattamente dentro la situazione temuta.
Durante un attacco di panico,
la persona di solito non riesce a capire che cosa gli stia accadendo; nel
tentativo di darsi una spiegazione, inizia a pensare che la causa sia dentro di
sé e a produrre, così, una serie di pensieri disfunzionali.
Queste interpretazioni,
ovviamente, spaventano ancora di più la persona e nell’arco di pochi
minuti l’ansia raggiunge il picco più
alto di intensità, iniziando gradualmente a decrescere, fino a quando il soggetto
sperimenta uno stato di sfinimento fisico e mentale. Le sensazioni provate
durante il primo attacco di panico sono così spiacevoli, che possono indurre
nel soggetto il timore di riprovarle; chi presenta il disturbo, dunque,
sviluppa una “paura della paura” (ansia anticipatoria).
La persona può cercare,
quindi, di mettere in atto dei comportamenti volti a prevenire il verificarsi
di altri attacchi di panico: tenderà ad evitare le situazioni che teme possano
provocarli (comportamenti di evitamento) o le affronterà soltanto dopo
aver preso delle precauzioni (comportamenti protettivi).
Tra i comportamenti di
evitamento più diffusi si riscontrano: non utilizzare automobile, autobus,
metropolitana, treno e aereo; non frequentare luoghi chiusi (es. cinema); non
allontanarsi da zone considerate sicure (es. casa); non compiere sforzi fisici.
I comportamenti protettivi
più diffusi risultano essere: portare con sé farmaci per l’ansia; muoversi solo
in zone in cui sono presenti strutture mediche; allontanarsi da casa solo se
accompagnati da persone di fiducia; tenere sempre sotto controllo le uscite di
sicurezza.
Riassumendo…
Paura e Ansia sono
considerate un’unica emozione in quanto
entrambe segnalano la presenza di un pericolo e tutelano la nostra sopravvivenza.
Tuttavia, la paura è una reazione di allarme ad un pericolo reale e ben
identificabile, l’ansia è una sensazione di attesa di qualcosa di indefinito o
un’irrequietezza psichica, e ciò che spaventa e minaccia non è un pericolo
reale ed identificabile, ma potenziale. Se, ad esempio vedo un leone provo
PAURA, se, invece, mi hanno detto che un leone è scappato e mi trovo nelle
vicinanze dello zoo provo ANSIA.
Paura e Ansia predispongono
l’individuo ad una reazione di attacco o fuga; infatti, l’individuo
che si trova di fronte ad un pericolo può reagire in due diversi modi: attraverso
l’eliminazione diretta del pericolo o attacco,
o attraverso
l’allontanamento dal pericolo o fuga.
In entrambi i casi, sia se
devo aggredire sia se devo scappare, ho bisogno di una rapida
produzione di energia fisica.
Il nostro organismo, quindi, di fronte ad un pericolo brucia più energie
del solito perché deve correre o lottare; per questo motivo si attiva l’iperventilazione,
ossia una modalità di respirazione di frequenza e/o profondità eccessive,
in grado di peggiorare i sintomi degli attacchi di panico e dell’agorafobia.
Durante la reazione di attacco o fuga il respiro si fa più frequente e le narici
e i polmoni si espandono (iperventilazione), il ritmo cardiaco e la pressione
del sangue aumentano (tachicardia), i muscoli entrano in tensione, si diventa
“bianchi di paura” in quanto il sangue viene dirottato ai muscoli, si comincia
a sudare per contrastare l’aumento di temperatura corporea dovuto alla attività
fisica, si ha una sensazione di nausea o di nodo allo stomaco, in quanto la
digestione si ferma, la bocca diventa secca e produce meno saliva, la mente si
concentra sul pensiero di come evitare il pericolo, tutto il resto passa in
secondo piano.
Dunque…… le modificazioni fisiologiche della “reazione di attacco e fuga”
sono le stesse dell’attacco di panico.
In certe situazioni l’ansia, se
non è eccessiva, può essere funzionale. Un certo grado di ansia, infatti, può
essere utile, non solo in presenza di un pericolo fisico, ma anche in alcune
attività che richiedono impegno,
concentrazione ed attenzione a non sbagliare.
L’ansia
eccessiva, al contrario, compromette ogni tipo di prestazione, perché la persona
si concentra sui sintomi dell’ansia anziché sul compito, prova l’impulso di
fuggire e finisce solo per sbagliare più facilmente.
Chi soffre di panico, infatti, “diffida” spesso di ogni forma d’ansia,
anche di quella utile.
L’ansia
non va eliminata dalla nostra vita, ma possiamo regolarla e modularla
attraverso il ragionamento.
Una pronta risposta di attacco e fuga era particolarmente utile nelle
condizioni di vita dei nostri antenati, che dovevano gestire pericoli quali l’aggressione da parte di un
nemico armato o la carica di un toro; ma porta a problemi seri quando si attiva
troppo facilmente o nel momento sbagliato, come succede nella maggior parte
delle situazioni del mondo moderno. Una persona troppo sensibile ai segnali di
allarme può provare ansia mentre fa la fila alla banca o mentre prende il
cappuccino al bar e produrre una reazione di attacco e fuga senza che ce ne sia
l’utilità.
In preda all’ansia può, quindi, interpretare l’attivazione fisiologica come segnale di una
catastrofe imminente e produrre una serie di pensieri catastrofici: “Mi sentirò
male!” o “Sto per perdere il controllo della situazione!!”, in assenza di un
pericolo reale.
Dott.ssa Chiara BruschiPsicologa

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