mercoledì 11 settembre 2013

IL BICCHIERE AVVELENATO



Un tragico copione che si ripete, ogni volta. Ma non è un film. Così quei dolorosi racconti diventano due, tre, poi quattro e finiscono direttamente sul tavolo della Procura che indaga mentre tra la gente monta la paura. Fiumi di alcool, ecstasy e cocaina sono diventati protagonisti indiscussi del sabato sera, soprattutto tra i giovanissimi alla ricerca dell’«eccesso» per divertirsi. Qualche pasticca, un bicchiere di troppo, un tiro di cocaina ed il “gioco” è fatto. Via ogni forma di paura e inibizione per far largo alla tanto cercata trasgressione. Realtà amare che diventano fatti di cronaca, sbattute sulle prime pagine dei giornali. Il Salento, nuova frontiera del divertimento, meta scelta per il mare, il cibo, la buona musica e le notti insonni, presa d’assalto nei mesi estivi, si trova costretto a fare i conti con l’altra faccia della medaglia, quella nascosta, quella oscura, quella della violenza sessuale. La chiamano in gergo «droga dello stupro», per rendere l’idea. Incolore, inodore, ed insapore basta una piccola goccia diluita in un cocktail per avere effetti devastanti. A quel punto è tutto più semplice: la donna, pur restando cosciente, è totalmente incapace di reagire e, una volta passato l’effetto, fa molta fatica a ricordare che cosa è successo…è il corpo a parlare per lei.
Basta un drink…quattro chiacchiere e un cocktail gentilmente offerto. In quel bicchiere è stata sciolta una sostanza stupefacente...la testa gira, sembra mancare l’aria. Si comincia quasi sempre così. 
Le ragazze perdono il controllo delle proprie percezioni, la realtà si confonde col sogno, ed è allora che il cortese amico appena conosciuto si svela per ciò che in realtà è, uno stupratore.
Il mare, le feste in spiaggia, le discoteche affollate: ad agosto si sono verificati numerosi casi di questo tipo. Abusi sessuali che è molto difficile perseguire penalmente, perché non lasciano tracce evidenti di violenza e perché i ricordi riaffiorano nel giro di 72 ore, a spezzoni, come flash improvvisi.
I giornali hanno parlato di una ventenne milanese abusata a Riccione, di una quindicenne vittima di un’aggressione a sfondo sessuale in una discoteca di Massa Carrara. In Provincia di Lecce, nel Salento affollatissimo di locali notturni, intorno a ferragosto tre ragazze hanno denunciato di aver subito violenze, ma hanno ricordi confusi e non riescono a descrivere l’aggressore. Tutte e tre risultano positive agli esami tossicologici, tutte e tre sono vittime di uno “stupro drogato.
A Lecce si è così deciso di dare una stretta alla movida, a Gallipoli, una delle principali località balneari, non si terranno più gli happy hour pomeridiani nei lidi balneari, non si venderanno più superalcolici, con una drastica riduzione di spettacoli e feste.  E nel resto d’Italia?

Ora, in molte città d’Italia,  psicologi, avvocati, e altri volontari offrono un servizio di ascolto e assistenza per le vittime che decidono di affrontare la violenza subita. In quasi tutti i casi le vittime si sono accorte dopo oltre un giorno di essere state costrette a fare qualcosa che non volevano fare. Il mattino dopo si sono risvegliate indolenzite, con un vuoto di memoria, come dopo una sbornia. Poi, poco alla volta, i ricordi sono riaffiorati, ma in parecchi casi non si arriva neppure alla denuncia per la paura di non essere credute…

 

Ma cos’è la “droga dello stupro”?


La GHB è una sostanza nata in ambito medico, come anestetico. Ha poi trovato largo uso nell’ambito delle palestre, usato come dopante, per poi diventare famosa, negli anni 90, nell’ambiente notturno, con il nome di “ecstasy liquida”. In verità questa sostanza non ha nulla a che fare con l’ecstasy, da cui si differenzia sia nell’aspetto che negli effetti.

La GHB (gamma-idrossibutirrato), che in gergo viene chiamato Scoop, si presenta in forma liquida, insapore e dall’odore appena pungente; i suoi effetti possono sopraggiungere dopo circa 5 – 20 minuti dall’assunzione e durare per un lasso di tempo che può variare da un’ora e mezza alle tre ore. Si ha una sensazione di benessere, rilassatezza, aumento della sensazione tattile, spigliatezza ed anche un aumento del desiderio sessuale. Negli uomini è diffusa soprattutto poiché aumenta il mantenimento dell’erezione maschile.
Una dose eccessiva può portare al coma ed alla morte, soprattutto se mescolata all’assunzione di sostanze alcoliche.
Il mattino dopo l’assunzione, si hanno gli effetti di un dopo sbronza, con senso di vertigine, nausea, confusione mentale e la quasi totale assenza di ricordi che riguardano il periodo d’effetto della droga stessa.


Il nome di “droga dello stupro” deriva proprio dalla facilità con cui essa può venire somministrata senza che la vittima se ne accorga. I malintenzionati, solitamente la diluiscono in bevande alcoliche, sfruttando il fatto che non ha sapore, nè odore, per poi approfittare del momentaneo indebolimento della donna presa di mira.
In America, in Inghilterra ed in Giappone, si sono registrati numerosi casi di violenza sessuale collegati all’uso della GHB, e, purtroppo, anche in Italia si sta verificando questa prassi.

Insieme alla GHB, un’altra sostanza che è un suo precursore, il GBL (gamma butirrolattone,) si sta diffondendo sempre più; esso viene metabolizzato dall’organismo in GHB, determinando, quindi, gli stessi effetti di quest’ultima droga, con la quale condivide il medesimo e angosciante appellativo.

 

L’alcol oggi porta il rossetto…

…All’inizio del XX secolo, il buon costume proibiva alle donne alcol e sigarette, soltanto le cittadine di terz’ordine, le ragazze di strada o delle case chiuse, perdute per perdute, si arrogavano il diritto di bere e fumare…dalla notte dei tempi i festeggiamenti, gli abusi e le dipendenze erano riservati agli uomini, e l’alcol era uomo. Bisognerà attendere la combinazione di due fenomeni per vedere le donne darsi all’alcol e alle droghe: da una parte il movimento femminista, e dall’altra, per obiettivi diversi, la lobbying commerciale esercitata dalle industrie internazionali del tabacco, dell’alcol e del gioco d’azzardo. Imprese partite alla conquista di donne e adolescenti per aprirsi nuovi mercati. Da allora l’alcol si è “democratizzato”, con una tendenza alla ricercatezza per quanto riguarda la scelta femminile delle bevande: vino bianco invece che rosso, champagne più che whisky, birra, vodka e tequila si sono progressivamente “femminilizzate” e diffuse sempre di più nelle ragazze dedite al nightclubbing. Sì, oggi le donne bevono sempre di più, ma rischiano molto più degli uomini…nella nostra società, la donna che beve a una festa o per dimenticare un dispiacere, fuori o in casa, perde in un certo senso l’identità di donna, diventando, agli occhi dell’Altro, incapace di assumersi le responsabilità che il bere comporta, e divenendo, così preda di maleintenzionati che si sentono quasi giustificati e legittimati ad approfittarsi di loro, come se più che il “diritto delle donna”, prenda spazio il “diritto alle donne”.  Ma la donna che fa un uso elevato di alcol è anche biologicamente più vulnerabile ai danni fisici e psichici provocati dall’alcol, rispetto all’uomo, e a parità di consumo, la sensazione di ebrezza e i cambiamenti di coscienza, pensiero e umore si osservano in maniera più evidente nelle donne che negli uomini, aumentando, quindi,  la probabilità di trovarsi in situazioni di rischio e pericolo.

Dietro ai drink o superalcolici spesso le donne o le giovani ragazze nascondono un’ansia latente, una dolorosa sensazione di fallimento e un costante timore di non essere all’altezza delle aspettative che la società ha nei loro confronti…hanno paura del marito, dei figli, del lavoro, della disoccupazione, della solitudine, di non trovare l’”uomo giusto”…paura di avere paura. Che si tratti di whisky o vino bianco, le donne non sono necessariamente attratte dal gusto della bevanda, l’importante è che faccia effetto, l’importante è lasciarsi andare, dimenticare le difficoltà della vita passata o presente, le paure di domani e le mancanze di oggi, i pensieri ricorrenti, i “non dovrei”, i divieti, il timore di trasgredire… Il cervello cerca sollievo, evasione, un cambiamento, raramente il piacere della degustazione…ma a causa di una minore resistenza fisica la donna raggiunge rapidamente la soglia di tolleranza. I dati più allarmanti indicano che oggi a bere non sono soltanto le donne inghiottite dalla routine della vita coniugale, ma anche ragazze giovani, appena adolescenti, che già a 14, 15 anni fanno un uso elevato non solo di alcol, ma anche di cannabis, cocaina, ecstasy, immancabili a ogni uscita, a ogni festa…credendo in questo modo di apparire più attraenti e affascinanti agli occhi dell’Altro, pensando di poter così trovare quel benessere e quell’euforia che le faccia sentire felici, ma non considerando che quelle sensazioni tanto ricercate svaniranno nel giro di poco tempo, lasciando il posto alla tristezza, alla vergogna e al senso di colpa per non aver difeso e protetto se stesse.

Come proteggersi dalla “droga dello stupro”?

Ogni donna ed ogni ragazza può difendersi dal “bicchiere avvelenato” soltanto avendo sempre la massima cautela andando per locali o discoteche, e non perdendo mai di vista il valore più importante per se stessa, proteggere il proprio corpo e la propria salute. Evitare di bere alcolici fino al punto di perdere quasi del tutto la propria capacità di giudizio e di scelta, non perdere mai di vista il proprio bicchiere e tenerlo sempre in mano dopo che il barman lo ha servito, non accettare un bicchiere da un ragazzo appena conosciuto e non bere o assaggiare il cocktail di qualcun altro…sono piccole e semplici regole che non costano nulla, ma che hanno il grande potere  di fare in modo che una spensierata e divertente serata con delle amiche non si trasformi nel peggiore degli incubi.

Siamo noi donne che abbiamo il compito e il dovere di tutelare noi stesse, restando sempre protagoniste e padrone delle nostre scelte, non pensando ingenuamente che le cose spiacevoli capitino sempre e solo ad “altre” o nei film. Non dobbiamo mai trovarci nelle condizioni in cui sia “l’Altro” a decidere per noi…anche nelle storie a lieto fine , anche quando dietro il volto dell’Altro non si nasconde necessariamente il mostro cattivo, ma il principe azzurro…

                                                                                                 Dott.ssa Chiara Bruschi

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