Qualche
riflessione su ANSIA E PANICO
Ciò che è peggio nel
peggio, è l’attesa del peggio
(Daniel Pennac)
L’interesse
per i Disturbi d’Ansia e di Panico è aumentato notevolmente negli ultimi anni,
poiché questi sembrano essere i principali motivi di consultazione
specialistica nell’ambito dei problemi psicologici.
L’ansia è definita generalmente come uno stato
di tensione anticipatoria ad un evento percepito come minaccioso, come uno
stato di disagevole apprensione.
Paura e Ansia sono emozioni complesse che segnalano all’individuo la
preoccupazione e l’attesa per qualcosa d'indefinito, di spiacevole e,
soprattutto, minaccioso. Come tutte le emozioni anche l’ansia è un’emozione funzionale
ed indispensabile per la sopravvivenza poiché segnala la percezione soggettiva
di minaccia imminente per obiettivi importanti che vogliamo perseguire o per la
nostra incolumità fisica. Tuttavia, la sovrastima del pericolo o la sottostima
della capacità di farvi fronte, contribuiscono ad accrescere i sintomi d’ansia
che, a loro volta, diventano fonte di minaccia per l’individuo che li
sperimenta. Quando lo stato d'ansia è particolarmente intenso e prolungato nel
tempo può causare, com’è facile immaginare, una quasi totale compromissione
della vita relazionale e dell’autonomia. L’ansia
patologica può assumere diverse forme, classificabili sulla base dei
sintomi presentati e della specifica compromissione che ne deriva.
Secondo il
DSM IV una persona su 25 soffre di attacchi di panico a seconda del sesso di
appartenenza (un uomo ogni due donne), della fascia d’età (più del 35% nell’età
compresa tra i 25 e i 35 anni) e altri fattori come le dimensioni della città e
il paese in cui si vive. Per esempio, da una recente ricerca è emerso che in
una città come Roma è più facile avere un attacco di panico rispetto ad altre
città italiane più piccole e tranquille.
L’ansia è
uno stato di apprensione innescato a qualche valore che l’individuo ritiene
essenziale per la vita, la minaccia può essere riferita alla vita fisica (es.
minaccia di morte) o all’esistenza psicologica (es. perdita di libertà) o
ancora ad un valore che l’individuo identifica con la propria esistenza (es.
patriottismo).
Le persone si differenziano rispetto alla predisposizione all’ansia e /o
all’intensità del timore che tali sensazioni possono suscitare in loro.
L’ansia
coincide con uno stato emozionale negativo strettamente connesso alla paura in
molti casi, infatti questi due termini vengono usati in modo intercambiabile.
Il termine PAURA viene utilizzato per descrivere
una reazione emozionale alla percezione di un pericolo specifico, le reazioni
di paura sono caratterizzate da uno stato di emergenza.
Le paure
intense specifiche sono definite FOBIE.
PAURA e
ANSIA sono considerate un’unica emozione
perché entrambe segnalano la presenza di un pericolo e tutelano la nostra
sopravvivenza, ma la paura è una reazione di allarme ad un pericolo
reale e ben identificabile; l’ansia è una sensazione di attesa di
qualcosa di indefinito o un’irrequietezza psichica. In uno stato di ansia ciò
che spaventa e minaccia non è un pericolo reale ed identificabile, ma
potenziale. Facciamo un esempio che può aiutarci a comprendere tale differenza:
“Se vedo un leone”, provo paura, se invece: “Mi hanno detto che un leone è
scappato e mi trovo nelle vicinanze dello zoo” provo ansia.
Secondo Wells le componenti cognitive
dell’ansia sono le seguenti
·
imminenza
(immediatezza temporale)
·
probabilità
(avverrà quasi con certezza)
·
gravità
(comporterà una compromissione in un’area importante della propria vita).
Hanno
l’effetto di ridurre l’ansia:
·
l’autoefficacia
percepita, ossia la capacità avvertita per far fronte alla situazione in corso
·
la
disponibilità percepita di aiuti esterni (es. famiglia, amici)
Inoltre, Wells individua anche due forme di preoccupazione cronica:
·
Gli eventi
esterni giornalieri (es. le interazioni con altre persone)
·
Gli eventi
interni non cognitivi, come la preoccupazione generata da sensazioni fisiche (es. tachicardia).
Ciò che
caratterizza la preoccupazione sono le
rimuginazioni , catene di pensiero e immagini associate a stati di ansia e irritabilità volti ad evitare eventi
catastrofici.
L’ansia
è una conseguenza di fattori stressanti. Qualche volta, come già
accennato, è seguita da un attacco di
panico. Questi ultimi si possono
presentare anche quando i fattori di stress sono poco evidenti e apparentemente
gli stati di ansia sembrano lievi.
Paura E
Ansia predispongono l’individuo ad una reazione di attacco
o fuga.
L’individuo
che si trova di fronte ad un pericolo generalmente può reagire in due diversi
modi:
1)
Attraverso l’eliminazione diretta del pericolo o attacco.
2)
Attraverso l’allontanamento dal pericolo o fuga.
Gli
attacchi di panico appaiono
soprattutto durante l’adolescenza o la prima età adulta e, anche se le cause specifiche
non sono chiare, sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di
transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress
e ansia.
L’attacco di panico è
la forma più acuta e intensa dell’ansia ed ha le caratteristiche di una crisi
che si esaurisce in massimo 40 minuti , si scatena quando una persona è molto
spaventata da situazioni esterne
(es. stare in un autobus a porte chiuse) o stimoli
interni (es. l’accelerazione del battito cardiaco) innocui, ma che soggettivamente sono percepiti come minacciosi.
Durante un attacco di
panico il senso di minaccia (emozione ansia/paura) è così intenso da produrre sintomi sia fisici, che mentali (cognitivi), il soggetto di solito non riesce a capire che
cosa gli stia accadendo.
Nel tentativo di
darsi una spiegazione, inizia a pensare che la causa sia dentro di sé e a
produrre, così, una serie di pensieri disfunzionali del tipo “sto per morire
per un attacco cardiaco”.
L’ attacco
di panico si
manifesta con sintomi fisici (o manifestazioni fisiologiche dell’ansia)
quali:
•
palpitazioni o tachicardia;
•
sensazione di asfissia o di
soffocamento;
•
dolore o fastidio al petto (es.
senso di oppressione toracica);
•
sensazioni di sbandamento o di svenimento (es. debolezza alle gambe,
vertigini, visione annebbiata);
•
disturbi addominali o nausea;
•
sensazioni di torpore o di
formicolio;
•
brividi di freddo o vampate di
calore;
•
tremori o scosse;
•
bocca secca o nodo alla gola;
•
sudorazione accentuata
Durante un attacco di panico, la persona di solito non riesce a capire
che cosa gli stia accadendo.
Nel tentativo di darsi una spiegazione, inizia a pensare che la causa sia
dentro di sé e a produrre, così, una serie di pensieri disfunzionali.
I sintomi
mentali (o sintomi cognitivi) hanno a che fare con la sensazione di irrealtà (de -
realizzazione) o sensazione di essere staccati da se stessi
(depersonalizzazione);la confusione mentale; la paura di perdere il controllo o di
impazzire; la paura di morire.
Queste interpretazioni, ovviamente,
spaventano ancora di più la persona (chi non si impaurirebbe all’idea di avere
un infarto?). Nell’arco di pochi minuti, così, l’ansia raggiunge il picco più
alto di intensità e inizia gradualmente a decrescere, fino a quando il soggetto
sperimenta uno stato di sfinimento fisico e mentale.
Le sensazioni provate durante il primo attacco di panico sono così
spiacevoli, che possono indurre nel soggetto il timore di riprovarle; chi
presenta il disturbo, dunque, sviluppa una “paura della paura” (ansia
anticipatoria).
La persona può cercare, quindi, di mettere in atto dei comportamenti
volti a prevenire il verificarsi di altri attacchi di panico: tenderà ad
evitare le situazioni che teme possano provocarli (comportamenti di evitamento)
o le affronterà soltanto dopo aver preso delle precauzioni (comportamenti
protettivi).
Tra i comportamenti di evitamento più diffusi si riscontrano:
¨ non utilizzare
automobile, autobus, metropolitana, treno e aereo;
¨ non frequentare luoghi chiusi (es. cinema);
¨ non allontanarsi da zone considerate sicure
(es. casa);
¨ non compiere sforzi fisici.
Tra i comportamenti protettivi più diffusi ci sono:
¨ portare con sé farmaci per l’ansia;
¨ muoversi solo in zone in cui sono presenti
strutture mediche;
¨ allontanarsi da casa solo se accompagnati da
persone di fiducia;
¨ tenere sempre sotto controllo le uscite di
sicurezza.
Nel corso della vita, in periodi di stress emotivo, può accadere a tutti
di avere qualche sporadico attacco di panico, ma ciò non significa che si
soffre di Disturbo di Panico.
Il paziente affetto da Disturbo di
Panico presenta:
¨ attacchi di panico inaspettati e ripetuti
(almeno uno al mese);
¨ si preoccupa sia dell’eventuale ripresentarsi
di questi che delle loro implicazioni (es. gravi malattie come cardiopatia ed
epilessia, totale perdita di controllo della propria mente o pazzia).
Quando ci
riconosciamo in una condizione analoga diventa fondamentale chiedere l' aiuto
ad uno specialista.
Dott.ssa
Ofelia Panico